Stanotte, in uno di quei raptus rari ma pieni di interesse, ho finito 2666 di Roberto Bolaño.
È bello, è intrigante, è un giro del mondo.
Non solo perché parla effettivamente di mezzo mondo, o quanto meno i viaggi dei personaggi coprono molte città e stati, ma perché racchiude un piccolo universo.
È il suo ultimo libro, per alcuni incompiuto, per altri anche troppo compiuto. Già il titolo, 2666, è un mistero e varie ipotesi si affacciano all'orizzonte di un significato.
Il libro è diviso in cinque parti che l'autore aveva pensato (per motivi economici legati alla famiglia) si potessero anche pubblicare separatamente, ma così non è stato, e così, dopo qualche anno, anche in Italia abbiamo un volume unico marchiato Adelphi.
Un volume sostanzioso, quasi mille pagine che scorrono a tratti veloci a tratti lente.
Sono cinque parti separate, separabili, ma unite da tanti fili, da tanti discorsi, da tanti personaggi, e da tanti luoghi.
Sopratutto uno: Santa Teresa in Messico.
Tanti temi, la morte, la bellezza, il tutto e il nulla.
Si rischia di sprofondare in discorsi auto-referenziali, si rischia di non capire più niente per diverse pagine ma poi arriva il punto, l'inarrestabile punto in cui il ritmo riprende e non si ferma e ti fa capire tutto, e ti fa capire quello che avevi letto tre parti prima, quattrocento pagine prima, che al tempo aveva un senso ma ora ne ha un altro.
Libro poliedrico, dai contenuti multi-formi, dalle letture differenti. È un mondo, un piccolo universo concettuale.
Per me è compiuto, a tratti mancante, ma di quelle mancanze che ti fanno felice.
È universo in miniatura.
Ne sono rimasto sbalordito, a tratti affascinato (forse si è intuito da questa "recensione" scritta senza pensarci), a tratti schifato.
Delle volte incomprensibile. La parte dei delitti è un sussidiario, è un campionario di omicidi irrisolti, di personaggi fuori da ogni canone di comprensione. Le cui connessioni fanno corto circuito.
Eppure è forse la parte più importante, quella che ci fa capire tutto. Leggiamo trecento pagine di macabri ritrovamenti, detective dediti a tutto tranne a capire cosa sta succedendo (o quasi).
Insomma, potrei andare avanti per molto tempo ma mi voglio fermare.
È un libro che consiglio e che ci ho messo quasi due mesi a leggere, ma quelle trecento pagine sono pese come un macigno sullo stomaco. Irrimediabilmente insostenibili.
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