Una volta nella vita, almeno una: fidatevi. Una volta va letto l'Ulysses di James Joyce.
Lo so, è difficile, è il libro più ostico che prenderete in mano di qui a parecchio tempo, almeno di letteratura del XX secolo.
Ma alla fine che importa? Tante cose sono apparentemente difficili, anzi: complesse.
L'Ulisse è complesso, intricato, complicato, inestricabile, non sono qui a farne l'apologia al ribasso.
Nel secolo scorso di letteratura indimenticabile ne è stata prodotta, che fosse prosa o poesia, ma anche letteratura scientifica o di altro tipo, il Novecento è stato pregno di un'intensità artistico-letteraria pari a pochi altri secoli, se uno volesse fare un confronto di questo tipo.
Ma poco importa, voglio dire: I fratelli Karamazov è uscito nel 1879 e non dobbiamo per forza lodare il secolo diciannovesimo per capirne l'assoluta immensità letterario-filosofica (senza parlare del fatto che forse Dostoevskij è bello tutto), così come non dobbiamo stare a stilare una classifica (o, come direbbe Harold Bloom, un canone) di letteratura per doverne elogiare solo un caso.
Dicevamo di Joyce, creatura dalla penna complessa. Io non posso dirvi niente di quel capolavoro incommensurabile che è l'Ulysses, non sono in grado di pronunciare niente che non sia elogiativo: certo, alcuni passaggi non sono particolarmente riusciti, altri sono meno armonici visti nell'insieme, ma davvero non posso che raccomandarvene la lettura.
Non è il libro più complesso di Joyce, perché se poi prendete in mano Finnegans Wake vi accorgete dello scoglio linguistico che quel testo impone alla nostra mente. Solo per divertimento, basta dare un'occhiata a questa serie di video sul libro per capire di quel che sto parlando.
La complessità del Nostro testo sta non solo nella sua lunghezza, che è indice in questo caso di parecchio materiale da digerire, ma anche nelle più svariate interpretazioni che ogni passaggio può aprire.
Ma d'altronde la lettura deve essere perlopiù un piacere, quindi complicarsi la vita (alla prima lettura!) sobbarcandosi di questo fardello storico-filologico non ha senso.
Il libro va letto, amato, digerito per quello che è. Un gran bel libro di letteratura (inglese). Nient'altro, altrimenti si rischia di rimanere paralizzati subito all'inicpit
che, nemmeno a dirlo, è stato oggetto di così tanti dibattiti che ancor'oggi se ne discute. Soprattutto su come tradurlo, perché, come ogni incipit pensato, è foriero di messaggi non indifferenti nell'economia del testo.
A proposito di traduzioni. Siamo fortunati, perché in italiano di traduzioni ne abbiamo molte e tutte molto ben fatte, almeno penso.
Qualsiasi traduzione che io abbia incontrato non mi ha lasciato insoddisfatto, non si casca mai male.
Per di più c'è una pregievolissima traduzione per i tipi di Newton Compton (famosi per i prezzi bassi e le edizioni poco curate), con note veramente intelligenti e che non vi posso che consigliare. Il costo è assolutamente irrisorio per un lavoro di quella qualità e si trova anche in formato elettronico ad un prezzo così stupido che è da sciocchi non averlo. Io ho comprato questa versione cinque anni fa e la uso tutt'ora, ne sono entusiasta.
Non ha il teso a fronte, questa è una bella pecca per chi conosce e ha il piacere di leggere in inglese, ma a memoria nessuna edizione italiana lo ha, nemmeno la bella edizione Mondadori. Quindi non c'è scusa che tenga, per pochi spicci si ha un libro tradotto bene e annotato.
Da pochi giorni è poi uscita una nuova traduzione per La nave di Teseo, curata da Mario Biondi (non il cantante!), ed è anche il motivo di questo articolo — perché io l'ho iniziata a leggere proprio oggi, un'ora fa. Non posso ancora darvi un parere (personale), ho letto solo le prime pagine ed è... strano, ma ogni traduzione lo è a suo modo.
Ecco, se posso dire una cosa è che l'intero libro si svolge nell'arco di una giornata, il 16 giugno, che da allora è diventato il Bloomsday, e mi sembrava congruo iniziare a leggere la nuova traduzione proprio oggi (anche perché il libro mi è stato consegnato ieri, il 15!).
Detto ciò, chi ha una particolare dimistichezza con l'inglese c'è l'intero testo online qui, su Gutenberg, in vari formati, dal puro html all'epub, perché il libro è di pubblico dominio e lo si trova online senza dover scaricare copie piratate (che comunque si trovano).
Comunque è un libro che ogni biblioteca, anche la comunale più sotto-finanziata che potete trovare, possiede almeno in una copia e sono convinto che è pure disponibile per il prestito!
Anche se il Bloomsday fa tanto parlare di sé, rimane sempre questo: un pourparler che non porta quasi nessuno a leggere veramente il testo.
Ci sono poi tante introduzioni, video esplicativi, lezioni, approfondimenti che si possono fare sia su Joyce come autore che sull'Ulysses in particolare, ma ve li sconsiglio: rischiano di spaventarvi, quando in realtà, entrati nel mondo della Dublino joyceana, si capisce che il libro è sì ostico, ma ne vale la pena e non ha senso non leggerlo solo perché altre persone lo hanno giudicato in quel modo.
Comunque su Youtube alcuni video introduttivi su Joyce e sul libro ci sono, chi è completamente a digiuno dell'argomento forse fa bene a entrarvi in quel modo, senza buttarsi a capofitto su un libro che rischia di essere overwhelming sotto ogni punto di vista.
Lo so, è difficile, è il libro più ostico che prenderete in mano di qui a parecchio tempo, almeno di letteratura del XX secolo.
Ma alla fine che importa? Tante cose sono apparentemente difficili, anzi: complesse.
L'Ulisse è complesso, intricato, complicato, inestricabile, non sono qui a farne l'apologia al ribasso.
Nel secolo scorso di letteratura indimenticabile ne è stata prodotta, che fosse prosa o poesia, ma anche letteratura scientifica o di altro tipo, il Novecento è stato pregno di un'intensità artistico-letteraria pari a pochi altri secoli, se uno volesse fare un confronto di questo tipo.
Ma poco importa, voglio dire: I fratelli Karamazov è uscito nel 1879 e non dobbiamo per forza lodare il secolo diciannovesimo per capirne l'assoluta immensità letterario-filosofica (senza parlare del fatto che forse Dostoevskij è bello tutto), così come non dobbiamo stare a stilare una classifica (o, come direbbe Harold Bloom, un canone) di letteratura per doverne elogiare solo un caso.
Dicevamo di Joyce, creatura dalla penna complessa. Io non posso dirvi niente di quel capolavoro incommensurabile che è l'Ulysses, non sono in grado di pronunciare niente che non sia elogiativo: certo, alcuni passaggi non sono particolarmente riusciti, altri sono meno armonici visti nell'insieme, ma davvero non posso che raccomandarvene la lettura.
Non è il libro più complesso di Joyce, perché se poi prendete in mano Finnegans Wake vi accorgete dello scoglio linguistico che quel testo impone alla nostra mente. Solo per divertimento, basta dare un'occhiata a questa serie di video sul libro per capire di quel che sto parlando.
La complessità del Nostro testo sta non solo nella sua lunghezza, che è indice in questo caso di parecchio materiale da digerire, ma anche nelle più svariate interpretazioni che ogni passaggio può aprire.
Ma d'altronde la lettura deve essere perlopiù un piacere, quindi complicarsi la vita (alla prima lettura!) sobbarcandosi di questo fardello storico-filologico non ha senso.
Il libro va letto, amato, digerito per quello che è. Un gran bel libro di letteratura (inglese). Nient'altro, altrimenti si rischia di rimanere paralizzati subito all'inicpit
« Stately, plump Buck Mulligan came from the stairhead ... »
che, nemmeno a dirlo, è stato oggetto di così tanti dibattiti che ancor'oggi se ne discute. Soprattutto su come tradurlo, perché, come ogni incipit pensato, è foriero di messaggi non indifferenti nell'economia del testo.
A proposito di traduzioni. Siamo fortunati, perché in italiano di traduzioni ne abbiamo molte e tutte molto ben fatte, almeno penso.
Qualsiasi traduzione che io abbia incontrato non mi ha lasciato insoddisfatto, non si casca mai male.
Per di più c'è una pregievolissima traduzione per i tipi di Newton Compton (famosi per i prezzi bassi e le edizioni poco curate), con note veramente intelligenti e che non vi posso che consigliare. Il costo è assolutamente irrisorio per un lavoro di quella qualità e si trova anche in formato elettronico ad un prezzo così stupido che è da sciocchi non averlo. Io ho comprato questa versione cinque anni fa e la uso tutt'ora, ne sono entusiasta.
Non ha il teso a fronte, questa è una bella pecca per chi conosce e ha il piacere di leggere in inglese, ma a memoria nessuna edizione italiana lo ha, nemmeno la bella edizione Mondadori. Quindi non c'è scusa che tenga, per pochi spicci si ha un libro tradotto bene e annotato.
Da pochi giorni è poi uscita una nuova traduzione per La nave di Teseo, curata da Mario Biondi (non il cantante!), ed è anche il motivo di questo articolo — perché io l'ho iniziata a leggere proprio oggi, un'ora fa. Non posso ancora darvi un parere (personale), ho letto solo le prime pagine ed è... strano, ma ogni traduzione lo è a suo modo.
Ecco, se posso dire una cosa è che l'intero libro si svolge nell'arco di una giornata, il 16 giugno, che da allora è diventato il Bloomsday, e mi sembrava congruo iniziare a leggere la nuova traduzione proprio oggi (anche perché il libro mi è stato consegnato ieri, il 15!).
Detto ciò, chi ha una particolare dimistichezza con l'inglese c'è l'intero testo online qui, su Gutenberg, in vari formati, dal puro html all'epub, perché il libro è di pubblico dominio e lo si trova online senza dover scaricare copie piratate (che comunque si trovano).
Comunque è un libro che ogni biblioteca, anche la comunale più sotto-finanziata che potete trovare, possiede almeno in una copia e sono convinto che è pure disponibile per il prestito!
Anche se il Bloomsday fa tanto parlare di sé, rimane sempre questo: un pourparler che non porta quasi nessuno a leggere veramente il testo.
Ci sono poi tante introduzioni, video esplicativi, lezioni, approfondimenti che si possono fare sia su Joyce come autore che sull'Ulysses in particolare, ma ve li sconsiglio: rischiano di spaventarvi, quando in realtà, entrati nel mondo della Dublino joyceana, si capisce che il libro è sì ostico, ma ne vale la pena e non ha senso non leggerlo solo perché altre persone lo hanno giudicato in quel modo.
Comunque su Youtube alcuni video introduttivi su Joyce e sul libro ci sono, chi è completamente a digiuno dell'argomento forse fa bene a entrarvi in quel modo, senza buttarsi a capofitto su un libro che rischia di essere overwhelming sotto ogni punto di vista.
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