Negli anni mi è capitato spesso di leggere e studiare casi della Corte Suprema statunitense, non tanto per il loro impatto giurisprudenziale (ambito che a me non è molto affine), ma perché contengono in certi casi elementi importanti nella comprensione di determinati ambiti.
Alcune di queste sentenze hanno fatto scuola, le si trovano citate in libri specialistici (anche qui, non di giurisprudenza), tanto è forte il loro peso sociale e politico.
E a me è sempre parso eccessivo questo peso.
Un giorno mi sono messo a confrontare le sentenze dell'alta corte statunitense con la nostra, con evidenti discrepanze: le sentenze della nostra Corte Costituzionale sono meandri di codici e citazioni giurisprudenziali per soli addetti, le sentenze della corte statunitense contengono veri e propri saggi.
Proprio di questi giorni è la sentenza sul cosiddetto "travel ban", in cui la corte ha dato ragione a Trump, dove però il peso mediatico e sociale l'ha avuto la bellissima e appassionata
disseting opinion di Sotomayor (
qui da pagina 65 a 92).
Voglio dire: a chi è più anziano di me non sfuggirà che nel 2000 quella corte ha addirittura deciso un'elezione presidenziale, facendo vincere Bush contro l'allora sfidante Al Gore.
Sempre di questi giorni la notizia che il più anziano dei loro giudici, Kennedy, si ritirerà il prossimo 30 luglio, e questo non solo è rilevante (per loro) perché la nomina di Giudici di quel rango è evidentemente rilevante, ma perché tal Kennedy, nominato da Regan trenta anni fa, è sempre stato l'ago della bilancia, lo swing vote. Quello che stava al centro tra i giudici di destra e quelli di sinistra (un grillino ante quem, per buttarla in caciara, o più seriamente un democristiano nelle ossa).
Con la sua partenza, il Presidente può nominare un nuovo giudice e questo preoccupa molti liberal perché darà alla corte un peso troppo di destra per i decenni a venire (nel senso, se nomini un cinquantenne e ci sta altri trenta anni sarà dura rigirare i numeri).
E qui viene la mia critica, quella più pesante, al di là di quello che uno pensa in questo caso specifico.
Non si può ridurre tutto a uno scontro politico. Gli americani amano farlo, ogni cosa è una battaglia politica o politicizzabile. Tutto è fatto di schieramenti, tutto è un gioco dove ci sono fazioni che si battono.
Ma è sano un comportamento simile? Forse dovrebbero iniziare a capire che non lo è, che portare tutto agli estremi, dare a ogni istanza un colore politico, non fa che irrigidire le diverse opinioni. Questo è successo in modo eclatante nelle loro ultime elezioni, da noi sta avvenendo sempre più spesso ed è, ahimè, figlio anche di quella televisione americana importata dei talk show che sembrano colossei in giacca e cravatta.
Voglio fare un passo ulteriore, tornando brevemente sulla Corte statunitense.
Se deleghi un organo giurisprudenziale, per quanto politico possa essere, a prendere le vere decisioni politiche questa è una sconfitta su tutti i lati.
Se aspetti che dell'aborto legale ne parli la Corte suprema e decida al posto tuo, è una sconfitta: non c'è quindi da crucciarsi come fanno tanti in questi giorni con la paura che la famosissima sentenza (la più famosa forse) Roe v. Wade possa venire stravolta da una corte troppo piegata a destra.
Questo è possibile o no, non è il mio punto: quello che voglio dire è che il peccato originale è aver delegato un organo di quel tipo a fare scelte sociali ed etiche che dovrebbero essere delegate all'organo politico per eccellenza. Che poi da noi sia un referendum o da altre parti una legge di un parlamento sono, in questo caso, solo differenze senza peso.
Se vuoi l'aborto legale ovunque fai una battaglia politica, non causa a qualcuno per arrivare in una stanza con cinque anziani giudici che decideranno a seconda di come gli passa (evidente esagerazione eh!).
Quando tutto è politicizzato si deve accettare anche il rischio che lo sia in senso avverso alle proprie affiliazioni, altrimenti è un gioco che non funziona più. Oppure la si smette e si prendono le decisioni eleggendo persone competenti e che hanno le nostre stesse idee su certi temi.
Non si può avere tutto, amici d'oltreoceano.